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gennaio 31, 2004

22 milioni e cinquecentomila

Qual'è l'ottava nazione più industrializzata del Mondo?
Qual'è quel paese europeo in testa alle vendite di telefonini?
E qual'è quello stato in cui l'attuale Primo Ministro quando ha parlato di scuola ha coniato lo slogan delle tre "i", inglese, internet, impresa?
E infine, qual'è quel paese europeo con oltre 22 milioni di analfabeti o semianalfabeti?
La risposta a tutte queste domande è sempre la stessa, purtroppo: l'Italia!

Ebbene sì avete letto chiaro. Anche se vi stropicciate gli occhi o tentate di pulire il monitor con un panno, la frase rimane quella: oltre 22 milioni di analfabeti o semianalfabeti.
La notizia, divulgata dalla Unla - Unione Nazionale per la Lotta Contro l'Analfabetismo, è stata raccolta solo da qualche giornale alcuni giorni fa e sfido tutti voi a segnalarmi il passaggio televisivo in una qualsiasi trasmissione d'informazione, di una notizia così grave.
Scommettiamo una cena a casa mia che
nessuna rete ha avuto il coraggio giornalistico di divulgare la notizia?
Sì, perché è fuor di dubbio che sia una notizia importante, una delle più importanti che riguardano il nostro paese da qualche anno a questa parte. Una notizia che condizionerà il futuro culturale, ma soprattutto economico, del nostro Paese.
Una notizia importante perché fa vedere l'Italia sotto la sua vera luce, com'è veramente, e svela finalmente tanti dubbi e tanti perché di comportamenti collettivi, ma anche privati, completamente idioti, proprio da sottosviluppati mentali, come ora sappiamo di essere.

Un esempio? Il primo che mi viene alla mete? La violenza negli stadi.
Ma poi la sempre più deleterea mancanza di rispetto e di dignità nei confronti del prossimo in ogni circostanza (avete provato a protestare con qualcuno perché magari vi ha tagliato la strada commettendo lui l'infrazione?) ; e poi la corsa all'accumulo del denaro solo per il denaro; e ancora la competizione sfrenata in ogni ambito delle attività umane dettata da un egoismo di fondo che non ha precedenti, solo per avere, possedere, come se il possedere abilitasse alla dignità e all'essere.
La dimostrazione del contrario invece è proprio qui, davanti a noi, con questa mazzata di notizia piombataci tra capo e collo, o tra bava e moccio se si preferisce, ma sempre mazzata.
Una massa di parvenue (dalle mie parti si dice pidocchi rivestiti) che sarà al comando di quell'Italia che già oggi si sta delineando, con i parlamanetari attuali (tutti compresi, nessuno escluso) che raggiungono l'ambito traguardo del parlamento più ignorante nella storia della Repubblica, e non certo per titoli. L'ultimo libro letto? Forse il manuale d'istruzioni del telefonino.

E più che il tempo passa, più che il Mondo s'ingarbuglia, si complica, più che avremo bisogno di buon senso, di cervello e non d'istinti primari, come invece sembriamo manifestare oggi sempre più.
Se l'istinto primario è quello della difesa del territorio, che ci impone di affrontare e cancellare chi si affaccia sul nostro Paese da migrante, dobbiamo controllarci e affrontare il problema, con pacata fermezza, e risolverlo: si può. Senza urli, né minacce, senza strepiti, come invece si fa adesso, per poi magari non combinare nulla perché ci fa più comodo così.
Se l'istinto primario ci porta a fare la guerra perché dobbiamo fare solo bella figura con qualcuno più potente di noi, o perché forse potremo guadagnare qualche euro in più sfruttando le risorse del paese occupato (roba da colonialismo ottocentesco, che ci ha portato oggi a questa situazione esplosiva con i Paesi del Terzo Mondo), pensiamo allora alle parole di Sandro Pertini nel 1978 durante il suo insediamento da Presidente della Repubblica che disse più o meno questa frase: svuotate gli arsenali e riempite i granai, che ogni guerra termini per combattere la fame nel Mondo.
Se l'istinto primario è quello della competizione, della vittoria sul nostro vicino, sul nostro compagno di lavoro, abbiate cervello; non si può tornare all'occhio per occhio, dente per dente, bisogna giungere a un accordo, magari dividersi, fare delle scelte coraggiose perché siamo diventati tanti, cambiare stile di vita, collaborare. Insomma mediare.
Ma ci vuole il cervello. Ci vuole cervello e lo stiamo perdendo, come l'acqua che corre al mare, come il sangue che sgorga da una ferita.
In tempi anche recenti l'uomo ha reclamato il diritto alla conoscenza, alla sua emancipazione; oggi, che paradossalmente ingenti masse di popolazione hanno libero accesso alla conoscenza, l'uomo è rimbecillito dai fumi della sua stupidità, della sua corta memoria, della sua scomparsa identità; è abbagliato dalla frenesia del consumismo, verso un benessere fisico portato alle sue estreme oscenità.

Ci attende una lunga, lughissima carestia intellettuale e culturale, anni buii; il ritorno a un Evo fatto di istinti primari, semplici e terribili, che fecondano il terreno perché i grandi delitti, quelli verso l'umanità, germoglino e crescano indisturbati nell'indifferenza di tutti.

Con il sincero augurio di sbagliarmi.

Stefano Cavallini

P.S.: - Esiste un solo bene, la conoscenza, ed un solo male, l'ignoranza. Socrate

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