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settembre 20, 2003

Vox populi, vox dei.


Dall'immane flusso di notizie dalla Rete, qualche volta, tra promozioni camuffate, pubblicità e Spam, si riesce a ricavare qualche spunto d'interesse.
La notizia in questione e' un po' vecchiotta (per i ritmi odierni) essendo dell'1 di agosto, e piu' che una notizia e' una riflessione fatta da Massimo Moruzzi riguardo al nuovo modo di vendere musica creato dalla Apple, la nota società che dopo aver dato la spinta decisiva nel 1982 all'uso del personal computer e aver creato tante altre tecnologie oggi usate un po' da tutti noi, da qualche mese, si e' messa a vendere musica on-line, permettendo di scaricarla a pagamento
, per ora, sui suoi computer. A breve cio' sarà permesso anche agli utenti con sistema operativo Windows.
Fin qui niente di particolare, perche' esistono già da tempo altri servizi di questo genere; la novità che speriamo possa rivoluzionare il mercato discografico invece sta nel metodo di acquisizione della musica preferita dall'utente, negli accordi presi con i maggiori produttori di dischi del Globo, che in questo periodo, tra l'altro, stanno scatenando una grande bufera contro chi ha scaricato illegalmente musica da Internet (i vari Napster, Gnutella ecc.) e infine nell'accordo stipulato con Amazon.
Insomma, secondo
Massimo Moruzzi, la Apple starebbe ordendo una strategia, che, alla fine, davvero farebbe benissimo ai produttori indipendenti e direttamente agli artisti. Cioe' a tutti coloro che non hanno una grande casa discografica alle spalle, con la possibilità di essere ascoltati da un immenso potenziale di utenti.
Non ci sarà piu' promozione e pubblicità; non ci sarà piu' la scelta a priori di qualche direttore di marketing che scelga per noi utenti la musica che ci deve piacere.
Ognuno potrà scegliere la propria musica e ogni artista troverà sicuramente un proprio bacino di utenza; e con gli acquisti della sua musica direttamente dal proprio computer (connessioni peer to peer), magari potrà vivere dignitosamente della sua professione.

E allora, forse, a quel momento, le grandi case discografiche non avranno piu' il senso finanziario per cui sono nate.
Certo ci vorrà del tempo, perche' adesso il nostro senso critico e' seriamente danneggiato da oltre 50 anni di consumismo e pubblicità, ma nel giro di qualche anno, potrà tornare a farci capire che poi spendere i nostri soldi per arricchire qualcuno che ci ha insegnato ad acquistare i suoi prodotti, non e' il massimo della vita. Che tutte le mode e le manie che oggi ci fanno diventare target (bersaglio), sembreranno quel che sono: un mezzo per farci spendere soldi in qualcosa di non necessario, quindi del quale possiamo fare benissimo a meno.
Non sarebbe bello? Per una democratizzazione almeno dei nostri gusti musicali? Senza nessuno che ci insegni ad avere quei gusti?
Io personalemente ci spero, e non solo per la musica.
Utopia? Purtroppo chi visse sperando, morì ... . Vox populi, vox Dei.

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