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maggio 20, 2003

Terra da musica


Con mia sbalordita sorpresa, una delle scorse tarde serate, intorno alla mezzanotte, e' andata in onda una trasmissione televisiva dedicata alla musica popolare.
Sì; avete capito bene: musica popolare alla televisione.
Il rapporto tra televisione e musica in questi ultimi anni e' diventato sempre piu' conflittuale; la dimostrazione del suo potere da Grande Fratello è inversamente proporzionale alla quantità, alla varietà e alla qualità della musica che le televisioni di tutto il mondo trasmettono. E il suo attuale rapporto e' la semplice pubblicità, camuffata da servizio giornalistico, per il lancio di un nuovo disco da parte di una multinazionale del disco. Punto.
Ed e' comprensibile dunque che mi sia stupito.
Il programma in se' stesso non e' granche'. Almeno per questa prima puntata (in tutto saranno due...sic!) ho notato, a fronte di giustissime citazioni, diverse e profonde lacune.
Un esempio su tutti.
A un certo punto e' stata fatta una carrellata tra le regioni nelle quali sopravvive (o sopravviveva, vista la datazione dei filmati proposti) la canzone dialettale; ebbene a parte la Toscana che e' stata del tutto saltata (o mi sbaglio?), giunti a Roma chi hanno fatto ascoltare, quali rappresentanti della canzone dialettale?
I Vianella, signori, ovvero Wilma Goitch ed Edoardo Vianello che, senza niente togliere al loro valore professionale, non possono essere certo annoverati tra coloro che hanno fatto della musica dialettale la loro bandiera. Sono stati trascurati (almeno per ora) Lando Fiorini, Gabriella Ferri (fatta vedere en passant in duo con Mia Martini??) e perche' no: Claudio Villa, nato e cresciuto a pane e stornelli romani, mai ripudiati anche quando era diventato il "reuccio".
Il programma e' stato, almeno all'apparenza, assemblato senza troppo approfondire legami e interazioni storiche, provenienze (che la canzone napoletana e' nata musicalmente dai lied di Schubert non e' stato neanche accennato), autori (che sono loro davvero i creatori della "romanza" napoletana) e correnti.
Figuratevi che come rappresentante della canzone lombarda hanno avuto il coraggio di inserire Alberto Rabagliati, nato non certo come cantastorie ma come controfigura di Rodolfo Valentino in qualche filmetto di terza categoria e riciclatosi poi come (bravo) cantante della cosiddetta musica leggera.
E' la maniera odierna di fare programmi televisivi, sciatti, poco aggiornati e diretti malino, quelli con budget miliardari, potete figurarvi questo che presumo abbia avuto budget bassissimi.
Il programma, con qualche buon consulente, un buon regista e un paio di autori davvero creativi e non morti come esistono adesso, sarebbe stata una pietra miliare. Avrebbe potuto rappresentare l'inizio di una nuova era di programmi televisivi, che avrebbe potuto educare alla musica, alle proprie radici culturali, migliaia (se non milioni) di italiani, vittime delle patatine, dell'hamburger e delle scarpe da tennis americane.
Avrebbe potuto.
Accontentiamoci: con questo clima politico non possiamo pretendere di piu'.
Mi rammarica il fatto che la televisione, quando in mano al centro sinistra, non lo abbia neanche pensato, un progranna del genere; e abbiamo dovuto aspettare un governo di centro destra. E' una contraddizione in termini, come essere obbligati ad andare in un ristorante cinese per mangiare buoni spaghetti alla carbonara (o all'amatriciana o al pesto).
Ma tant'e' e non dobbiamo stupirci piu' di niente.
Godiamoci la prossima puntata di Terra da musica (su Rai 2 giovedi 22, piu' o meno alle 23,30); un programma realizzato da Michele Bovi con Tito Manlio Altomare, Paolo Dossena, FrancescoParacchini. Conducono Rosie Wiederkehr e David Van De Sfroos. Produttore esecutivo Oretta Lopane

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