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febbraio 28, 2003

Mother Africa


Purtroppo la guerra si sta avvicinando sempre di piu'. Una guerra che ci coinvolge direttamente.
Perche' guerre nel mondo ce ne sono altre, semplicemente sono dimenticate da un'informazione basata sul sistema televisivo mondiale, vuotamente sensazionalista e perverso.
Da questa guerra, da tutte le guerre, gli unici perdenti saranno le popolazioni, le piu' povere, quelle affamate e sfruttate dal mercato libero che di libero ha solo il principio che il piu' ricco uccide il piu' povero, con una ricchezza accumulata dallo sfruttamento nel corso dei secoli, ottenuto con altre guerre.
Privilegi strappati con la forza, immense ricchezze, giacimenti e risorse appannaggio di ricche società occidentali, che dallo schiavismo prima al colonialismo poi si sono impossessate di territori da sfruttare anche lontano migliaia di chilometri, impiantando la propria cultura a forza e spazzando tutto cio' che trovavano, senza rispetto dell'uomo sull'uomo.
L'inizio del libro di Marco Boccitto dal titolo Mother Africa e i suoi figli ribelli, pubblicato da Theoria nel 1995, illustra bene la situazione africana.
Se la musica valesse un tanto al chilo o al barile, con un prezzo fissato in base alla qualità, tutti in Africa se la passerebbero molto meglio, Ma i se non sono commestibili, così la musica al massimo continua a sfamare lo spirito e l'immaginazione, L'Africa del resto e' ricca anche di caffe', arachidi, diamanti, bauxite e quant'altro, ma cio' non sembra giovargli piu' dei suoi immensi giacimenti di ritmo. Quindi se pure la musica fosse cacao, non basterebbe. Ci vorrebbe anche un minimo di correttezza nei rapporti che si snodano tra la terra, il contadino e la barretta di cioccolato. Il prezzo lo decide chi compra. Il Camerun svende il suo caucciu' a una multinazionale, poi riacquista un pneumatico che a Younde' vale quattro stipendi medi. Le materie prime in uscita valgono sempre meno, le merci d'importazione finite, sempre di piu'. Non c'e' sviluppo possibile, così, ma solo un'Africa spolpata due volte: dall'interno, a forza di dittature feroci e corrotte, da combriccole di ladroni messi lì a sorvegliare gli interessi occidentali e a godersi le briciole; dall'esterno con l'invadenza dei Paesi ricchi, quindi industrializzazione coatta, accordi commerciali drogati, pirateria genetica legalizzata che sfrutta gratuitamente ambienti e patrimoni naturali sguazzando nella totale mancanza di leggi in materia. E poi rifiuti tossici vaganti, pochi e scellerati investimenti, traffico d'armi, di mano d'opera a buonissimo mercato, traffico di organi, di bambini e di calciatori... "L'Africa non ha assi nella manica", scrive Breyten Breytenbach. "L'Africa non ha piu' maniche". La musica, almeno quella che col tempo ha dimostrato di poter coltivare velleità commerciali, evidentemente fa parte di tutto questo. L'assenza di strutture e le malversazioni economiche diffuse la rendono debole, vulnerabile, come una qualsiasi altra risorsa. Negata, rubata o sprecata da chi non la capisce, ma vissuta fino in fondo dalla gente.
Con la speranza che l'idiozia umana possa, un giorno avere termine.

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