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aprile 30, 2003

Danni e benefici


Questo 25 Aprile e' stato il 58°anniversario della Liberazione.
La fine della II Guerra Mondiale.
Un evento non certo da poco, come tutti gli anni, d'altronde.
Un evento che deve essere tramandato alle generazioni future; e deve essere fatto il possibile per rinverdire nei giovani la memoria di quell'evento, gioioso e drammatico allo stesso tempo.
Intorno alla commemorazione da qualche anno a questa parte assistiamo a manifestazioni ed esternazioni che hanno del ridicolo: il ridicolo della generazione di politici attualmente al governo (non solo in Italia) che tratta i dolori e le ferite profonde di una nazione o di un popolo, come un'opinione; che cerca di cancellare con le parole crimini incancellabili, aiutandosi con il mezzo piu' superficiale e distorsore: la televisione.
Ma assistiamo, purtroppo, anche al ridicolo di chi, superstite, vuole a tutti i costi imporre alla commemorazione
, un ricordo ricoperto da un ingombrante strato di retorica solennità, sprecando logorroici discorsi, pur rispecchianti una sacrosanta verità; e li spreca con chi non ha conosciuto la guerra, ma soprattutto in casa (o a scuola) non e' stato educato ai principi del rispetto reciproco e del senso civico.
In una società di giovani (e di meno giovani), oggi educata da una televisione senza principi; in una società per la quale la sinistra, non solo dei partiti, non e' riuscita ad emanciparla intellettualmente, lasciandola vittima del consumismo, del qualunquismo, della violenza, della mancata dialettica; in una società dove si acquista un libro solo se chi l'ha scritto e' apparso in televisione, non si puo' pretendere di avvicinare e così tramandare un 25 Aprile con troppe parole e troppa retorica.
Si ottiene l'effetto contrario; si ottiene che un qualunque idiota che appaia in televisione e semplicemente affermi che la Resistenza ha fatto piu' danni che benefici, sia creduto, nella sua veloce e fulminea menzogna, che diventa verità perche' piu' appetibile per coloro che vivono alla superficie della vita, abbagliati dagli acquisti, dalla dieta, dall'apparire.
Non continuiamo a sbagliare.
Se 50-60 anni fa abbiamo iniziato a batterci per avere buste paga piu' pesanti e piu' diritti sui luoghi di lavoro, mancando in pieno il diritto alla parità culturale e intellettuale (allora come oggi i ricchi mandano i propri rampolli al Liceo Classico e all'Università; i figli di operai vanno alle scuole professionali per imparare un lavoro), cerchiamo di farlo oggi.
Insieme all'articolo 18 battiamoci per dare ai nostri giovani la capacità intellettuale e dialettica di capire e approfondire cio' che accade loro intorno senza subirlo, diamo un'alternativa etica alla loro vita fatta troppo di hamburger e violenza sportiva, di Grande Fratello e shopping, di moda e di automobili potenti, restituiamo loro il senso critico.
Allora, e solo allora, potremo dare solennità al 25 Aprile, potremo restituire tutta la drammaticità e la gioia che un evento di tale portata merita; così anche certi idioti che appariranno in televisione a raccontare menzogne o a mettere in dubbio l'esistenza dell'Olocausto, non si renderanno ridicoli solo a pochi, ma saranno ridicolizzati anche dagli stessi propri figli, ormai consapevoli.

P.S. - Se un'alternativa etica in questi ultimi anni e' nata e cresciuta, materializzandosi dai movimenti cosiddetti no global, cio' non e' stato per una precisa scelta politica, per un importante progetto culturale, ma per una insofferenza nata dalle e nelle viscere dei giovani, dalla gente; così forte, ma così forte che e' riuscita a mettere in ombra tutto l'immobilismo dei partiti.
S.C.

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