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marzo 31, 2003

Una filastrocca


Come si fa a raccontare delle nostre tradizioni? Della nostra cultura popolare? Di musica o di teatro, della gioia di una rappresentazione, della gioia che si prova per un vecchio gioco di bambini o a cantare una filastrocca; come si fa a pensare a qualcosa di diverso quando c'e' in corso una guerra? E una guerra come questa poi: la piu' grande potenza mondiale, contro un paese desertico, con appena 6 milioni di anime e una povertà straziante; anime tenute in  pugno da un dittatore tra i piu' sanguinari di tutti i tempi e da qualche centinaio di fedelissimi.
Una carneficina di civili (donne e bambini) annunicata, con bombe da 2 tonnellate, missili, uranio impoverito e proiettili intelligenti (cosa ci sarà poi d'intelligente in una guerra dovrebbero spiegarmelo).
C'e' da stupirsi come

marzo 20, 2003

Senza parole...


Siamo senza parole, siamo a poche ore dalla guerra... e se n'e' andato un altro pezzo della nostra memoria.
A pochi giorni dalla scomparsa di Roberto Leydi, un'altro importante esponente della musica popolare e' mancato: Roberto Murolo.
Murolo ha vissuto in prima persona l'evoluzione della canzone napoletana e questa sua nascita in un ambiente musicale e artistico così particolare (suo padre era l'autore poeta Ernesto Murolo) gli ha permesso di iniziare una carriera, a soli 18 anni con il quartetto Mida, (con il quale giro' parecchio anche all'estero) che e' terminata solo lo scorso anno, con la pubblicazione di Ho sognato di cantare; dal dopoguerra (la seconda mondiale) si e' affermato come

marzo 10, 2003

Giappone docet


Per rinfrescare la memoria c'e' da dire che la Columbia, con i suoi numerosi sottoinsiemi e addentellati, e' una delle cosiddette major discografiche che in cinquant'anni hanno monopolizzato tutta la musica non classificabile, quella non studiata a tavolino per un mercato, quella autentica, quella che sgorga dalle viscere prima che dal cuore o dalla mente. Di culturale e filantropico la Columbia ha ben poco da spartire (diciamo niente) e dunque non spende certo i suoi soldi in progetti che non possano rendere un adeguato guadagno.
E allora la domanda sorge spontanea...
Perche' mai la Columbia ha pubblicato e presumibilmente prodotto un disco di musica tradizionale (sicuramente non l'unico), quando in altri paesi (uno a caso: il nostro) non si e' nemmeno lontanamente sognata di farlo? Lasciando il mercato della musica popolare e tradizionale (che lentamente e faticosamente ha raggiunto solo oggi dimensioni importanti), stracciato e maltrattato da un mercato della musica leggera a senso unico in grado di monopolizzare la distribuzione, facendo così scomparire la musica popolare (quella dei nostri nonni)?
Il Giappone e' un mondo  lontanto dal nostro, lontanissimo e per certi versi incomprensibile, ma una cosa con il nostro ha in comune: la sua progressiva americanizzazione che ha raggiunto livelli