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dicembre 10, 2003

Una Milly del Terzo Millennio


Gran cosa il teatro, uno dei pochi mezzi in grado di farci ricordare, immaginare, ridere, di farci ripensare la nostra vita e la nostra esistenza, di farci piangere.
E se non e' la vita, il teatro, che cos'e'?
Il debutto di ...e prima San Frediano gl'era un fiore, il nuovo recital di Lisetta Luchini (foto), tutto dedicato alla Firenze popolare e popolana, quando le persone si conoscevano tutte, quando c'era abbastanza silenzio da poter sentir cantare l'ortolano al mercato, e' stato un successo doppio.
Doppio prima di tutto per l'affluenza di pubblico, con due esauriti al Teatro Le Laudi di Firenze; e doppio per la conferma (o scoperta per molti) di un'artista che dagli stornelli ha saputo arrivare a Dante per la strada piu' ovvia, anche se impervia, semplicemente passando per due giganti come Odoardo Spadaro e Alfredo Bianchini, e nello stesso tempo operando una ricerca accurata e ispirata nel panorama degli autori piu' o meno noti della Firenze a cavallo tra ottocento e novecento.

novembre 30, 2003

Immaginatevi...


Immaginatevi un paese del Terzo Mondo; uno dei piu' grandi e piu' ricchi del Sud America e, naturalmente, uno dei piu' sfruttati e maltrattati da noi europei (rinomati portatori di democrazia per mezzo della guerra) già con la Tratta degli Schiavi, iniziata quando gli europei, per sfruttare a fondo le risorse del Nuovo Mondo, si accorsero che i neri africani erano piu' volenterosi e remissivi degli indios; cio' accadde piu' o meno agli inizi del 1500, causando forse il piu' grande genocidio della storia occidentale, con oltre 50 milioni di morti in due secoli e mezzo, piu' o meno.
Un paese alle prese con la soluzione di problemi terribili, comuni piu' o meno a tutti quei paesi, come sfamare milioni di famiglie, rendergli la vita meno dura con una sanità decente, diminuire la loro povertà cronica e quella del paese intero, combattere la criminalità, la corruzione e altre cosette del genere.

novembre 10, 2003

La fine del Mondo non è lontana...


Nella intelligente nonche' divertente trasmissione televisiva di Fabio Fazio in onda su Rai 3 Che tempo che fa e' stata inserita una rubrica in cui le risposte non sempre sono scontate: Segni della fine del mondo.
Titolo ironicamente indirizzato verso la ricerca di quei segni che in qualche modo confermino l'imminente collasso di una società umana come quella in cui viviamo (divenuta per certi versi giustamente "globale") che non e' in equilibrio ne' morale, ne' capitalistico, ne' politico, ne' ... (aggiungetene uno voi a piacere, tanto qualsiasi parola inseriate e' adatta) e, come qualsiasi altro sistema non in equilibrio, destinato prima o poi a crollare.
A dire il vero sfogliando Internet sembra proprio che la fine del Mondo sia davvero imminente, ma rimanendo ai temi televisisvi, un altro segno dell'imminenza, non incluso in quell'elenco,  potrebbe essere quel morboso quanto stupido interesse per la trasmissione, dal titolo L'isola dei famosi, che in questi giorni riscuote su Rai 2 un successo inaspettato di milioni di telespettatori.

ottobre 31, 2003

Un pezzo di libertà


Con Internet e' quasi impossibile che un evento passi inosservato e non si trasformi in notizia, ma quando ho cominciato a scrivere queste righe, la notizia dalla quale ho preso spunto, era stata trasmessa solo da Primo piano della rete 3 della Rai, abbondantemente oltre le 23.00 del 29/10; e dei maggiori siti d'informazione in Rete nessuno ne faceva parola, neanche quei mega siti di notizie aggiornati in tempo reale.
Il nuovo spettacolo di Dario Fo e Franca Rame (foto) L'anomalo bicefalo, che dovrebbe debuttare in prova generale il 12 di Novembre a Varallo Sesia e in prima nazionale a Bologna il 18, per poi iniziare una tournée fino a Marzo 2004, e' stato censurato dalla dirigenza del Piccolo Teatro di Milano.
O almeno e' stata avanzata l'ipotesi di una lettura preventiva del testo prima del debutto, da parte dei dirigenti (politici naturalmente) dello storico teatro milanese.

settembre 20, 2003

Vox populi, vox dei.


Dall'immane flusso di notizie dalla Rete, qualche volta, tra promozioni camuffate, pubblicità e Spam, si riesce a ricavare qualche spunto d'interesse.
La notizia in questione e' un po' vecchiotta (per i ritmi odierni) essendo dell'1 di agosto, e piu' che una notizia e' una riflessione fatta da Massimo Moruzzi riguardo al nuovo modo di vendere musica creato dalla Apple, la nota società che dopo aver dato la spinta decisiva nel 1982 all'uso del personal computer e aver creato tante altre tecnologie oggi usate un po' da tutti noi, da qualche mese, si e' messa a vendere musica on-line, permettendo di scaricarla a pagamento
, per ora, sui suoi computer. A breve cio' sarà permesso anche agli utenti con sistema operativo Windows.

agosto 31, 2003

Caro Lee...

Avrete certo notato che raramente riportiamo notizie e commenti di jazz, pur essendo una delle musiche popolari per eccellenza, ma questa nostra resistenza e' dovuta al fatto che oggi la musica afroamericana e' diventata, salvo alcuni rari casi, un esercizio di stile; e noi preferiamo raccontarvi di un violino sgangherato, suonato da un nomade tzigano sul ritmo degli zoccoli del suo asinello, che un concerto  (eppure affascinante per altri versi) di Keith Jarrett al pianoforte.
La musica popolare, non e' per niente un esercizio di stile, e ha bisogno delle viscere e del sangue, per essere espressa, per generare in chi ascolta le emozioni per la quale e' stata creata.Oggi la musica si divide in due grandi classi: quella studiata a tavolino per un target, dunque commerciabile come un dentifricio e pubblicizzabile come tale, e quella che e' diventata un esercizio di stile, appunto come la maggior parte della musica impropriamente definita  classica e parecchio jazz.

Pero', sulla soglia delle 10.000 pagine scaricate al mese (che supereremo a breve, ne siamo certi) e non avendo editori che ci impongono una linea editoriale, possiamo concederci qualche eccezione; e dunque, questa volta, abbiamo sentito il bisogno di dedicare una lettera a Lee Konitz (foto) incontrato a Barga Jazz 2003.

Buona lettura.

luglio 10, 2003

La ricchezza degli altri...


Scorrendo i festival estivi, che nel mese di luglio, piu' che in agosto e giugno, raggiungono affollamenti parossistici (specialmente in Toscana si svolgono quest'anno quasi tutti dal 12 alla fine del mese), ho notato una piacevolissima anomalia.
In mezzo a serie di concerti dedicati alla musica etnica (ribattezzata così perche' probabilmente fa piu' esotico) piu' o meno scontata, che fa capo a un mercato al quale si affacciano minacciose le major discografiche (che finiranno per rovinare anche questo settore, ma non la sua vitalità), un nome piuttosto noto al pubblico italiano e' quello di Antonella Ruggiero
Che ci fa dunque la ex voce (e inconfondibile firma) dei Matia Bazar in un festival dedicato alla musica e alla cultura portoghese come Sete Sois, Sete Luas?
Visto il programma: canta Amalia Rodrigues; nientemeno!!!

maggio 31, 2003

A prescindere...


Nonostante la imperante cultura basata su una informazione parziale e distorta, esistono realtà (create e portate avanti da persone reali, anche se dietro un monitor, lungo una linea telfonica o direttamente tra la gente) che ci fanno tornare ad aver fiducia nel genere umano (forse).
Le materie che trattiamo in questo piccolo angolo di idee, fatto di scrittura, immagini e musica (per quanto ci possa permettere il mezzo internet attuale), ovvero cio' che ci sta piu' a cuore, sono raramente (ma e' dire poco) trattate e frequentate dall'informazione o dall'intrattenimento di Stato o privato.
Eppure non c'e' niente di piu' immediato e genuino, coinvolgente e divertente della musica che sgorga dal cuore di uno zampognaro delle montagne della Sila o delle parole in ottava rima di un maggiante della Maremma, come l'aria che si respira in una festa paesana tradizionale; per tacere di tutto il mondo artistico etnico-tradizionale-folk al di fuori dei nostri confini nazionali che e' davvero immenso e variegato, un mosaico accecante di colori e incastri, affascinante e misterioso, praticamente sconosciuto.

maggio 20, 2003

Terra da musica


Con mia sbalordita sorpresa, una delle scorse tarde serate, intorno alla mezzanotte, e' andata in onda una trasmissione televisiva dedicata alla musica popolare.
Sì; avete capito bene: musica popolare alla televisione.
Il rapporto tra televisione e musica in questi ultimi anni e' diventato sempre piu' conflittuale; la dimostrazione del suo potere da Grande Fratello è inversamente proporzionale alla quantità, alla varietà e alla qualità della musica che le televisioni di tutto il mondo trasmettono. E il suo attuale rapporto e' la semplice pubblicità, camuffata da servizio giornalistico, per il lancio di un nuovo disco da parte di una multinazionale del disco. Punto.
Ed e' comprensibile dunque che mi sia stupito.
Il programma in se' stesso non e' granche'. Almeno per questa prima puntata (in tutto saranno due...sic!) ho notato, a fronte di giustissime citazioni, diverse e profonde lacune.
Un esempio su tutti.

maggio 10, 2003

Un cantastorie moderno


Riportiamo volentieri lo stralcio di un articolo apparso sul supplemento a Il Cantastorie n.62, emblematico del periodo storico che stiamo vivendo, fotocopia naturalmente di altri, non certo tra i piu' edificanti e apoteosi dell'umano ridicolo. Buona lettura.

Il pericolo numero uno: chi e'? Il cantastorie...

(...) nelle 66 pagine del dossier-denuncia, presentato al Tribunale di Milano dagli avvocati del Presidente del Consiglio, si fa riferimento, tra varie argomentazione, a un fatto di cronaca che riguarda il cantastorie Franco Trincale.
Motivo di tanta premura nei confronti di un cantastorie e' quello di avvalorare la tesi della città inquinata dall'odio quindi (...) ottenere il traferimento ad altra sede del cosiddetto Processo SME.
Nell'istanza firmata dall'onorevole Silvio Berlusconi, si legge che "tale Trincale si porta presso la piazza del Duomo ogni fine settimana per vendere materiale diffamatorio, altresì arringando i numerosi presenti con ulteriori diffamatorie prospettazioni".

aprile 30, 2003

Danni e benefici


Questo 25 Aprile e' stato il 58°anniversario della Liberazione.
La fine della II Guerra Mondiale.
Un evento non certo da poco, come tutti gli anni, d'altronde.
Un evento che deve essere tramandato alle generazioni future; e deve essere fatto il possibile per rinverdire nei giovani la memoria di quell'evento, gioioso e drammatico allo stesso tempo.
Intorno alla commemorazione da qualche anno a questa parte assistiamo a manifestazioni ed esternazioni che hanno del ridicolo: il ridicolo della generazione di politici attualmente al governo (non solo in Italia) che tratta i dolori e le ferite profonde di una nazione o di un popolo, come un'opinione; che cerca di cancellare con le parole crimini incancellabili, aiutandosi con il mezzo piu' superficiale e distorsore: la televisione.
Ma assistiamo, purtroppo, anche al ridicolo di chi, superstite, vuole a tutti i costi imporre alla commemorazione
, un ricordo ricoperto da un ingombrante strato di retorica solennità, sprecando logorroici discorsi, pur rispecchianti una sacrosanta verità; e li spreca con chi non ha conosciuto la guerra, ma soprattutto in casa (o a scuola) non e' stato educato ai principi del rispetto reciproco e del senso civico.

aprile 20, 2003

Re Pidocchio


Da qualche giorno ho notato, lungo le strade principali della mia città natale, nuovi cartelloni pubblicitari; quelli piu' grandi, che ti appaiono all'improvviso dietro una curva, costretto a vederli almeno di sfuggita, in alto, incombenti, spesso inquietanti.
Voi direte: niente di strano, i cartelloni pubblicitari cambiano a intervalli regolari.
Sì, ma questa volta pubblicizzano una multisala cinematografica; sapete, di quelle dove ti aspetti che ti diano un carrello, per acquistare le tue emozioni, le tue sensazioni.
Una multisala, direte voi; e che c'entra con questa rubrica e questo sito?
C'entra c'entra...  pero' e' bene approfondire un tantino.
La multisala in questione (probabilmente ne sono state aperte altre su tutto il territorio nazionale),  si chiama, salvo errori od omissioni, Medusa multicinema.
Il cinema, nonostante faccia ormai parte della nostra memoria, non puo' essere considerato cultura nata direttamente dalle popolazioni, anche se e' stato (e spesso lo e' ancora) espressione di masse popolari (pure se filtrate dalla cinepresa e dal suo operatore).
Creare un film presuppone un investimento, dunque un capitale, tanto e' vero che il fisco e il sistema contributivo nazionali classificano il cinema "industria cinematografica".

marzo 31, 2003

Una filastrocca


Come si fa a raccontare delle nostre tradizioni? Della nostra cultura popolare? Di musica o di teatro, della gioia di una rappresentazione, della gioia che si prova per un vecchio gioco di bambini o a cantare una filastrocca; come si fa a pensare a qualcosa di diverso quando c'e' in corso una guerra? E una guerra come questa poi: la piu' grande potenza mondiale, contro un paese desertico, con appena 6 milioni di anime e una povertà straziante; anime tenute in  pugno da un dittatore tra i piu' sanguinari di tutti i tempi e da qualche centinaio di fedelissimi.
Una carneficina di civili (donne e bambini) annunicata, con bombe da 2 tonnellate, missili, uranio impoverito e proiettili intelligenti (cosa ci sarà poi d'intelligente in una guerra dovrebbero spiegarmelo).
C'e' da stupirsi come

marzo 20, 2003

Senza parole...


Siamo senza parole, siamo a poche ore dalla guerra... e se n'e' andato un altro pezzo della nostra memoria.
A pochi giorni dalla scomparsa di Roberto Leydi, un'altro importante esponente della musica popolare e' mancato: Roberto Murolo.
Murolo ha vissuto in prima persona l'evoluzione della canzone napoletana e questa sua nascita in un ambiente musicale e artistico così particolare (suo padre era l'autore poeta Ernesto Murolo) gli ha permesso di iniziare una carriera, a soli 18 anni con il quartetto Mida, (con il quale giro' parecchio anche all'estero) che e' terminata solo lo scorso anno, con la pubblicazione di Ho sognato di cantare; dal dopoguerra (la seconda mondiale) si e' affermato come

marzo 10, 2003

Giappone docet


Per rinfrescare la memoria c'e' da dire che la Columbia, con i suoi numerosi sottoinsiemi e addentellati, e' una delle cosiddette major discografiche che in cinquant'anni hanno monopolizzato tutta la musica non classificabile, quella non studiata a tavolino per un mercato, quella autentica, quella che sgorga dalle viscere prima che dal cuore o dalla mente. Di culturale e filantropico la Columbia ha ben poco da spartire (diciamo niente) e dunque non spende certo i suoi soldi in progetti che non possano rendere un adeguato guadagno.
E allora la domanda sorge spontanea...
Perche' mai la Columbia ha pubblicato e presumibilmente prodotto un disco di musica tradizionale (sicuramente non l'unico), quando in altri paesi (uno a caso: il nostro) non si e' nemmeno lontanamente sognata di farlo? Lasciando il mercato della musica popolare e tradizionale (che lentamente e faticosamente ha raggiunto solo oggi dimensioni importanti), stracciato e maltrattato da un mercato della musica leggera a senso unico in grado di monopolizzare la distribuzione, facendo così scomparire la musica popolare (quella dei nostri nonni)?
Il Giappone e' un mondo  lontanto dal nostro, lontanissimo e per certi versi incomprensibile, ma una cosa con il nostro ha in comune: la sua progressiva americanizzazione che ha raggiunto livelli

febbraio 28, 2003

Mother Africa


Purtroppo la guerra si sta avvicinando sempre di piu'. Una guerra che ci coinvolge direttamente.
Perche' guerre nel mondo ce ne sono altre, semplicemente sono dimenticate da un'informazione basata sul sistema televisivo mondiale, vuotamente sensazionalista e perverso.
Da questa guerra, da tutte le guerre, gli unici perdenti saranno le popolazioni, le piu' povere, quelle affamate e sfruttate dal mercato libero che di libero ha solo il principio che il piu' ricco uccide il piu' povero, con una ricchezza accumulata dallo sfruttamento nel corso dei secoli, ottenuto con altre guerre.
Privilegi strappati con la forza, immense ricchezze, giacimenti e risorse appannaggio di ricche società occidentali, che dallo schiavismo prima al colonialismo poi si sono impossessate di territori da sfruttare anche lontano migliaia di chilometri, impiantando la propria cultura a forza e spazzando tutto cio' che trovavano, senza rispetto dell'uomo sull'uomo.
L'inizio del libro di Marco Boccitto dal titolo Mother Africa e i suoi figli ribelli, pubblicato da Theoria nel 1995, illustra bene la situazione africana.

febbraio 20, 2003

Quando facevo il giornalista...


Quando facevo il giornalista sul serio (??) mi convocavano a festival e concorsi come giurato e a quello dei Buskers di Pelago (non mi ricordo di quale anno) mi trovai in giuria con Roberto Leydi e Franco Fabbri.
Furono tre giorni in cui ebbi il compito soprattutto di scarrozzare Roberto un po' in giro, perche' allora avevo una piccola cabriolet e lui si godeva il sole e il vento di luglio con la capote abbassata andando dall'albergo al festival, che distava qualche chilometro sulle colline di
Vallombrosa, in provincia di Firenze. Alla fine ci lasciammo con amicizia e il desiderio (soprattutto mio) di rivederci.
Così fu, credo l'anno successivo, che andai a casa sua a Milano per avere qualche consiglio su una mia idea basata su una bassa insinuazione (come dicevo io): insinuare appunto che la polifonia occidentale (e dunque contrappunto e notazione) fosse nata in Spagna durante la dominazione musulmana e che l'Occidente l'avesse importata e se ne fosse appropriato nei secoli successivi, spacciandola per propria.